Fino a qualche anno fa avevo l'impressione che in Italia l'essere mentalmente conservatori fosse considerato un valore in sé: rifiutare il nuovo era segno di solidità, senso critico, quasi di cultura. Dal mio punto di vista, come tutti gli eccessi, aveva il suo lato negativo: chiusura mentale, poca flessibilità e scarsa attitudine al riconoscimento delle differenze. Oggi mi sembra che si stia andando verso l'eccesso opposto: percepisco messaggi che incitano allo svecchiamento sistematico, nuovo è figo, nuovo è meglio. A prescindere. Tutto da sostituire, da consumare in fretta e poi gettare per buttarsi sull'ulteriore novità, senza un momento di riflessione. Ovvio riflesso del consumismo, anche se non mi riferisco solo agli oggetti, ma alle idee, le convinzioni, al senso della vita. Non bisogna fermarsi, andare sempre avanti, non rimpiangere ciò che ci si lascia alle spalle, buttarsi a capofitto nel nuovo. Ci sarà solo da guadagnarci.
Progressismo acritico, negazione della memoria, revisionismi, consumismo emotivo. La novità propagandata come migliore solo perché nuova. Questi messaggi sono solo mie percezioni? E inoltre: secondo voi la modernità è un valore aggiunto?
Lo Zahir è qualcosa che,una volta che lo si è toccato o visto, non si dimentica più e occuperà ogni nostro pensiero fino alla follia.Il mio Zahir ha un nome.....