mambo...

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.silvieta.
00lunedì 13 marzo 2006 16:01
Mambo è il nome di una divinità cubana che è stata identificata nel dio della guerra. In onore di questa divinità si eseguivano danze all'aperto probabilmente solo maschili e comunque, per il loro carattere rituale, comandate da combattenti e capi tribù. Che il termine mambo rappresentasse precisamente questi balli o qualcuno di essi, non è scontato. Secondo alcuni studiosi il lemma mambo è stato usato a lungo per definire non tanto una tipologia di danze, ma tutta la musica di ispirazione religiosa, propria delle pratiche Voodoo, che faceva da base alle danze stesse. Tale musica serviva a mettere in contatto danzatori e divinità. Mambo significherebbe, in tal caso, canale di comunicazione con gli dei.
Secondo alcuni musicologi mambos equivale a 'sacerdotesse'. Qualcuno arriva a tradurre mambo in: 'colei che parla col Dio'. In entrambi questi due casi è evidenziata la centralità della funzione femminile negli affari di culto.
Le ipotesi attualmente più accreditate sono due:
Il termine appartiene al linguaggio rituale voodoo di Haiti (il mambo è quella particolare musica religiosa che consente, attraverso la danza, di conversare con le divinità);
Il termine appartiene ad un antico dialetto cubano denominato nanigo (mambo è usato per identificare sia la musica che il relativo ballo).
Una cosa è certa: col passare del tempo, il termine mambo identificò inequivocabilmente un particolare modo di ballare, riferito specificamente al folklore popolare cubano. La danza perse il rigore formale delle grandi occasioni religiose e dei momenti drammatici legati, un tempo, a rituali di combattimento. Si presentava piuttosto come un contenitore ricco di spunti presi dal son e dal danzòn, miscelati su ritmi frenetici. Ne scaturiva un ballo nuovo e non completamente definito. Fu proprio la struttura flessibile della danza che ne consentì l'arricchimento successivo, attraverso l'assimilazione di elementi africani e di motivi appartenenti alla cultura jazz.
il mambo è nato dalla voglia degli schiavi di 'scatenarsi' nel vero senso della parola: una volta liberi dalle catene, essi inventarono il più frenetico dei balli, dopo anni di costrizioni, durante i quali dovettero ripiegare su danze "statiche" quali rumba e merengue: nelle vene degli schiavi africani costretti a lavorare, incatenati, nei campi di canna da zucchero scorrevano sangue e musica. Con le catene ai piedi inventarono:
il merengue, il cui passo fondamentale consisteva nel trasferire il peso del corpo da un piede all'altro, anche restando allo stesso posto.
la rumba, che nella sua originaria impostazione si basava unicamente sui movimenti di oscillazione dei fianchi.
Quando finalmente si liberarono delle catene, inventarono il mambo.
Attorno al 1940 si può collocare la nascita del ballo con quelle caratteristiche che ancora oggi lo rendono unico ed attuale. Secondo Maracas, bongo, tamburo e guiro, uniti alla tromba (che è lo strumento tipico del jazz), hanno dato, sul piano stilistico, la migliore soluzione possibile al discorso percussioni. I ritmi travolgenti della tradizione latino-americana sono stati riproposti in chiave moderna, con grande efficacia timbrica, melodica e musicale.
Per quanto riguarda la tecnica di esecuzione di tale danza, a livello mondiale sono state elaborate decine di figure di base che, in pratica, consentono di partire in ogni direzione e con qualsiasi piede. Diverse generazioni di maestri e di coreografi hanno dedicato molto del loro tempo e tutta la loro bravura ad arricchire il mambo: sono state create centinaia di figure che consentono alla coppia di ballare sul posto o di spostarsi lungo le quattro pareti della pista, con amalgamazioni sempre diverse.
Per quanto riguarda la struttura musicale del mambo e i relativi riflessi sulla tecnica di ballo, mi limito a ricordare due cose:
Secondo la Scuola americana (New York Style) il cui massimo teorizzatore è il portoricano Eddie Torres, il mambo si balla sulla clave 2/3. Sull'1 musicale c'è la 'marcatura' da fermi. Il primo passo è effettuato dai ballerini sul secondo battito. (Secondo molti, se il cavaliere parte andando indietro è anche più bello).
In Italia siamo abituati a ballare la sequenza quick, quick, slow sul tempo di 4/4, col classico conteggio 2, 3, 4-1.
passo posizione dei piedi
Il sinistro avanti indica immediatamente l'attacco del cavaliere e la penetrazione nell'area della dama: in linea con i ruoli storicamente e socialmente consolidati di maschio e femmina.
La cultura femminista applicata al ballo, viceversa, rivendica una danza egualitaria: la dama, se vuole, ha il diritto di partire in avanti, anche perchè la donna del mambo non è la donna della rumba: ella si presenta con la stessa grinta del partner, e mai, nel corso del ballo, fa affiorare i connotati romantici e sdolcinati tipici di un ruolo subalterno.

Quando avviene la prima formalizzazione del mambo come genere a se stante?
Il mambo diventò internazionale alla fine della seconda guerra mondiale. La diffusione, nel mondo, della musica del mambo e della relativa danza è dovuta a Celia Cruz (interprete di Guantanamera)e a Abbe Lane. Alla fine degli anni Quaranta furono molti i musicisti e i gruppi cubani che cercarono, e trovarono, fortuna in giro per le Americhe. Tito Puente ne è uno dei massimi rappresentanti, assieme al suo compatriota portoricano Tito Rodriguez. Il padre del mambo è il musicista cubano Darnase Perez Prado, nato a Matanzas il 1922, pianista, compositore e direttore d'orchestra. Questi esordì a L'Avana con l'Orchestra del Casinò de la Playa, puntando ad un mambo supportato dalla più ricca strumentazione possibile a quel tempo. A trentadue anni andò a Città del Messico, dove riscosse un grande successo, rivoluzionando le abitudini musicali (ed etiche) di tutta la nazione. Espulso perchè non in regola con le leggi che ordinavano il fenomeno della immigrazione, si trasferì a New York, dove in breve tempo fu incoronato "Re del mambo".
Il mambo, dopo avere conquistato i giovani americani col suo ritmo incalzante, fu portato in Europa dove fu accolto con entusiasmo dalle nostre popolazioni. La briosità della danza e della relativa musica ben si adattavano al clima di rinascita e alla voglia di ricostruzione che fermentavano nei paesi occidentali, da pochi anni usciti dalla seconda guerra mondiale.



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