INES TABUSSO
00sabato 12 novembre 2005 21:46
12 novembre 2005
LA DEPOSIZIONE
Ariosto: «Il vero confidente è Dotti Ha creato la mia testimonianza»
MILANO - All’udienza di oggi dell’appello Sme i giudici decideranno se acquisire (come chiesto dai difensori degli imputati, tra i quali Cesare Previti) le dichiarazioni di Stefania Ariosto al processo che l’ha vista il 3 novembre assolta dall’accusa di aver calunniato l’allora giudice Rosario Priore, ora capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria per i minorenni, sul cui conto l’Ariosto ha infine ammesso di essersi sbagliata. I giudici potrebbero anche decidere di convocare l’Ariosto come teste. Nelle dichiarazioni spontanee, la teste Omega ha sostenuto che, dopo anni di processi, è arrivata alla conclusione che a creare le condizioni della sua testimonianza, quella da cui scaturirono i processi sulle corruzioni dei giudici romani, fu l’allora suo compagno avvocato Vittorio Dotti il quale, attraverso la vicenda dei libretti al portatore, «ha denunciato e ha creato la circostanza - ha detto l’Ariosto - affinché io diventassi un testimone» e senza la quale «non avrei sporto nessuna denuncia». Per questo ha definito Dotti «il vero confidente» dell’autorità giudiziaria. Stefania Ariosto ha aggiunto che rivelò a Dotti «fatti di corruzione» di cui era a conoscenza diretta, che non fu lei «a bussare alla porta della Guardia di finanza», ma che furono i militari a venire da lei. A loro fece «dichiarazioni oggettive, vere e genuine».
Affermazioni smentite dall’avvocato Dotti che, annunciando iniziative contro l’ex compagna, prima che il giudice la assolvesse ha giudicato le sue parole una «balla colossale», «un'ultima cartuccia difensiva».
Giuseppe Guastella