POLITICI, INTERCETTAZIONI, E IMPUNITA': CLEMENTINA, CLEMENTE, E GLI ALTRI

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INES TABUSSO
00sabato 9 giugno 2007 20:49


L'UNITA'
9 giugno 2007
Male non dire, paura non avere
di Marco Travaglio

www.vainedicola.com




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08/06/2007 - "LA REPUBBLICA", Pag. 11
"MA SE L'UNIONE ATTACCA LE TOGHE DIVENTA UNA FOTOCOPIA DELLA CDL"
Intervista a: ANTONIO DI PIETRO
di: LIANA MILELLA

www.difesa.it/files/rassegnastampa/070608/EMUEP.pdf




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CORRIERE DELLA SERA
8 giugno 2007
Di Pietro: intercettazioni, i politici non cerchino impunità
«Su D'Alema si parla subito di manovra e nessuno spiega perché andavano allontanati i finanzieri»
di Maria Teresa Meli

Ministro Di Pietro, lei aveva chiesto al governo delle spiegazioni sul motivo dell'allontanamento di Roberto Speciale: dopo il discorso di Tommaso Padoa- Schioppa in Senato si ritene soddisfatto?
«Noi siamo fedeli al governo Prodi, il che non ci autorizza a essere ipocriti, sordi e ciechi».

Quindi?
«Quindi il discorso del ministro dell'Economia è stato contraddittorio. Se Speciale viene dipinto come un farabutto non si capisce perché poi gli viene offerto un posto alla Corte dei conti. Comunque questa storia di Speciale è un modo per distogliere l'attenzione dalla vera questione».

Cioè?
«Cioè, i quattro ufficiali della Guardia di Finanza che la Procura di Milano chiede di non allontanare. Non si capisce perché quando ci sono i veleni su Massimo D'Alema, che pure ci sono, ci si ferma e si dice che è una manovra, se invece ci sono in ballo quattro ufficiali della Guardia di Finanza, giudicati utilissimi dalla Procura di Milano, si procede in altro modo... La risposta che è stata data dal governo in questa vicenda rappresenta una brutta pagina. Sulla giustizia c'è proprio un problema».

Lei parla da magistrato, non da ministro, perché sennò si arguirebbe che da ministro lei sta criticando l'esecutivo di cui fa parte...
«Questo governo sulla giustizia rischia di avere il naso lungo e le gambe corte».

Si rende conto dell'accusa che sta muovendo al governo?
«Io l'ho sempre detto, pubblicamente e nei Consigli dei ministri, con grande coerenza. Questo governo rischia di fare accordi bipartisan con il centrodestra solo su queste materie».

Ha delle prove di quello che sta dicendo?
«L'esempio più lampante è rappresentato dall'ultima discussione che abbiamo avuto in Consiglio dei ministri sulla legge che riguarda i reati fallimentari. Io ho spiegato che cambiare la legge, così come proposto, significava assolvere i furbetti del quartierino e Vannino Chiti e Clemente Mastella mi hanno risposto: questo è l'accordo con il centrodestra».

In questa bufera giudiziaria c'è anche la questione intercettazioni Unipol: i presidenti di Camera e Senato hanno chiesto chiarimenti alla procura di Milano.
«Così si è data l'impressione di voler proteggere il proprio clan e l'impunità dei parlamentari».

Ma sono coinvolti personaggi di primo piano: Fassino, D'Alema, in conversazioni che non hanno alcuna rilevanza penale...
«I politici devono essere ancora più trasparenti dei cittadini normali».

Intanto c'è chi dice che il Gup Clementina Forleo abbia fatto uno strappo alla norma con questa storia delle intercettazioni.
«Ha applicato la legge. Non facciamo la furbata di dire che siccome si tratta di parlamentari le intercettazioni debbono essere distrutte. Non ci possono essere posizioni privilegiate. È inaccettabile. Come è inaccettabile il fatto che in Parlamento un deputato possa votare su una richiesta di autorizzazione a procedere che lo riguarda. Questo sì che è un vero conflitto d'interessi».

Quindi secondo lei Clementina Forleo sta applicando la legge, nè più nè meno.
«Sì, se ci sono delle intercettazioni queste vanno messe a disposizione degli avvocati difensori e del pubblico ministero. Poi se c' è un'attenzione mediatica, come in questo caso, questo non c'entra con la legge che va comunque applicata. Le intercettazioni che interessano agli avvocati o ai magistrati vengono acquisite da loro, le altre vanno distrutte. Ma se bisognasse aspettare l'autorizzazione del Parlamento per tutto ciò il processo andrebbe in prescrizione. E allora vogliamo dirci la verità?».

Prego, Di Pietro, la dica questa sua verità.
«Che una legge fatta per garantire l'immunità dei parlamentari sta diventato una legge che ne garantisce l'impunità».

Però così i politici vedono i loro nomi sui giornali legati a questo o a quel caso anche se le loro telefonate intercettate non hanno rilevanza penale.
«È un problema che va affrontato con una normativa che vieti la pubblicazione di queste cose, per tutti, non solo per i deputati e i senatori, non con la furbata che siccome si tratta di parlamentari ci deve essere un regime a parte».




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09/06/2007 - "CORRIERE DELLA SERA", Pag. 14
IL TRIBUNALE SULLE INTERCETTAZIONI "POLITICI GARANTITI DA REGOLE RIGIDE"
di: LUIGI FERRARELLA

www.difesa.it/files/rassegnastampa/070609/ENAFK.pdf




09/06/2007 - "CORRIERE DELLA SERA", Pag. 15
LA LETTERA DA MILANO CONVINCE MASTELLA: COLLABORANO, PER ORA NON INVIO ISPETTORI
di: DINO MARTIRANO

www.difesa.it/files/rassegnastampa/070609/ENA4I.pdf




09/06/2007 - "LA REPUBBLICA", Pag. 15
IL GIP FORLEO: "SOLO GLI AVVOCATI POTRANNO LEGGERE LE INTERCETTAZIONI"
di: EMILIO RANDACIO

www.difesa.it/files/rassegnastampa/070609/ENA4Q.pdf




09/06/2007 - "CORRIERE DELLA SERA", Pag. 15
TURCO: DI PIETRO? SBAGLIA I GIUDICI NON SONO INTOCCABILI MI ASPETTO PIU' RESPONSABILITA'
Intervista a: LIVIA TURCO
di: . D.MART.

www.difesa.it/files/rassegnastampa/070609/ENA56.pdf




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RIASSUNTO DELLE PUNTATE PRECEDENTI


GLI ARTICOLI DI LUIGI FERRARELLA PUBBLICATI SUL CORRIERE DELLA SERA:


Luigi Ferrarella
20 marzo 2007
Da D'Alema a Berlusconi e Fassino: pm e legali indicano per quali chiedere l'autorizzazione alle Camere
Scalate bancarie, udienza su 150 telefonate con politici

MILANO — Oggi gli avvocati degli 84 indagati del procedimento Antonveneta sono stati convocati dal giudice Forleo per valutare come maneggiare le 150 intercettazioni che coinvolgono parlamentari. Ci sono la telefonata (già nota) che festeggia la scalata Antonveneta tra il banchiere Gianpiero Fiorani ed Emilio Gnutti, con il cellulare del finanziere bresciano che a un certo punto passa in mano a Silvio Berlusconi; e anche due inedite telefonate tra l'allora amministratore di Unipol, Giovanni Consorte, e Massimo D'Alema.
La telefonata (già nota) che festeggia la scalata Antonveneta tra il banchiere Gianpiero Fiorani e Emilio Gnutti, con il cellulare del finanziere bresciano che a un certo punto passa in mano all'allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi; ma anche due inedite telefonate tra l'allora amministratore di Unipol, Giovanni Consorte, e il leader dei Ds e attuale ministro degli Esteri, Massimo D'Alema. Poi le tante telefonate del senatore forzista Luigi Grillo con Fiorani e la moglie del governatore di Bankitalia, Antonio Fazio; ma anche alcune conversazioni tra Consorte e il segretario dei Ds, Piero Fassino, e molte tra il top manager Unipol e un dalemiano doc, Nicola Latorre. Il filo telefonico diretto tra l'immobiliarista Stefano Ricucci e il senatore di Forza Italia Romano Comincioli; ma anche qualche telefonata nella quale uno dei tanti indagati si ritrova a parlare con Marcello Dell'Utri o Cesare Previti, con l'Udc Ivo Tarolli o il leghista Giancarlo Giorgetti. Centocinquanta: tante sono — fra le 14mila telefonate intercettate nell'estate 2005 nell'inchiesta milanese sulle scalate bancarie che ha poi dato luogo a tre fascicoli (Antonveneta, Bnl, e Rcs) — le conversazioni nelle quali è accaduto che fosse un parlamentare l'interlocutore del soggetto di volta in volta sottoposto a regolare intercettazione dai pm su autorizzazione del gip Clementina Forleo. E oggi ci vorrà l'Aula Magna del palazzo di giustizia per accogliere gli avvocati (anche due per difesa) degli 84 indagati del procedimento Antonveneta, convocati proprio dal giudice Forleo per cominciare a maneggiare formalmente questo delicato e ibrido materiale: o meglio quella parte di esso che, all'epoca, l'accusa ritenne nè penalmente rilevante per i parlamentari indirettamente intercettati, nè necessaria per motivare i procedimenti (di sequestro di beni o di arresto di persone) emessi contro gli indagati; ma che ora sia l'accusa sia le difese hanno invece facoltà di ritenere comunque utili nel futuro processo, come elementi a carico o a discarico degli indagati.
Il problema, infatti, sta nei paletti posti dalla legge per le telefonate che abbiano parlamentari come interlocutori: se le parti (pm o difensori) ritenessero che qualcuna di queste telefonate possa giovare alle proprie tesi, le intercettazioni non potrebbero essere utilizzate senza prima che a concedere l'autorizzazione fosse l'organo di appartenenza (Camera o Senato) del parlamentare indirettamente ascoltato sul telefono dell'indagato intercettato. Per questo oggi i pm e gli indagati (tramite i loro difensori) potranno indicare al gip Forleo le telefonate di loro interesse, e chiedere al giudice che inoltri al Parlamento le relative richieste di autorizzazione. Allo stato è impossibile immaginare quante e quali di quelle intercettazioni verranno proposte per l'utilizzazione: le parti, infatti, potrebbero oggi chiederle tutte; non chiederne alcuna (e allora verrebbero distrutte e nessuno le conoscerebbe mai più); chiedere quelle di alcuni parlamentari e non di altri; chiedere di un parlamentare alcune telefonate sì e altre no. Nel frattempo, per continuare a proteggere fino all'eventuale autorizzazione delle Camere queste telefonate (di cui appositamente non è sinora stata disposta neppure la trascrizione), è stata adottata una macchinosa procedura. Quando un mese fa la Procura ha chiuso l'indagine Antonveneta e depositato i relativi atti agli 84 indagati, ha messo a disposizione degli avvocati anche tutte queste telefonate con parlamentari (comprese quelle nel frattempo confluite nei fascicoli Bnl e Rcs ancora in indagini coperte per il resto da segreto): ma ne ha subordinato l'ascolto materiale a una trafila burocratica che individuasse chi ascoltava quale telefonata, senza peraltro possibilità nè di duplicarne il file audio nè di prendere appunti sul contenuto. Di più: tra gli atti depositati e consegnati su dvd ai legali, l'elenco delle telefonate (data, ora, chiamante, chiamato) è stato omissato, e solo negli uffici dei pm gli avvocati hanno potuto visionare l'originale, facendosi almeno un'idea dei nomi dei parlamentari in questione. Sarà anche per questo, ma sta di fatto che nessun avvocato è andato ad ascoltare sinora le telefonate dei parlamentari (salvo lo staff del senatore Grillo che ha ascoltato quelle del proprio assistito).






Luigi Ferrarella
21 marzo 2007
I pm chiedono le telefonate con 6 politici
Scalate: nelle conversazioni i ds Fassino, D'Alema e Latorre e gli azzurri Grillo, Comincioli e Cicu

MILANO — Per l'inchiesta Antonveneta, 35 conversazioni del senatore di Forza Italia Luigi Grillo con il banchiere lodigiano Gianpiero Fiorani e la moglie dell'allora governatore di Banca d'Italia Antonio Fazio. Nel fascicolo sul tentativo di scalata di Unipol a Bnl, invece, 11 telefonate con l'allora top manager di Unipol Giovanni Consorte del senatore dalemiano Nicola Latorre, 6 del segretario ds Piero Fassino, e 2 dell'attuale ministro degli Esteri ds Massimo D'Alema (una delle quali su un telefono passatogli da Latorre). Infine, nel fascicolo sulla fallita scalata di Stefano Ricucci a Rcs, 20 telefonate tra l'immobiliarista e i parlamentari di Forza Italia Romano Comincioli e Salvatore Cicu (già sottosegretario alla Difesa). Complessivamente, sono queste 73 le telefonate — fra le 150 che su 14mila intercettazioni hanno avuto parlamentari come interlocutori di conversazioni captate su utenze altrui sotto controllo — per le quali ieri la Procura, in un'apposita udienza in camera di consiglio (e quindi a porte chiuse) ha chiesto al gip Clementina Forleo di domandare l'utilizzazione alle Camere di appartenenza dei 6 parlamentari: telefonate di cui i pm, pur senza ancora accennarne il contenuto, hanno prospettato la «rilevanza» per l'inchiesta Antonveneta, già conclusa con il deposito degli atti a 84 indagati un mese fa, e per quelle su Bnl e Rcs invece ancora nella fase delle indagini preliminari. Una richiesta, quella dei pm Perrotti e Fusco, curiosamente accolta ieri dal silenzio di tutte le difese, salvo quella di Grillo, l'unica a opporre argomenti respinti dal gip Forleo. Saranno invece di conseguenza distrutte tutte le restanti telefonate con parlamentari, tra i quali Marcello Dell'Utri, Cesare Previti, Aldo Brancher, Ivo Tarolli, Francesco Cossiga, Giancarlo Giorgetti. E un curioso disguido ieri ha destinato al macero anche la voce di Silvio Berlusconi nella telefonata con la quale Fiorani nel luglio 2005, appena incassato il via libera datogli da Fazio, esultava con l'alleato finanziere bresciano Emilio Gnutti, che, trovandosi a una cena elettorale con l'allora presidente del Consiglio, a un certo punto gli aveva passato Fiorani sul telefonino.
La Procura, infatti, ieri ha chiesto sì al gip l'utilizzo anche di questa telefonata, ma lo ha fatto a fine mattinata inserendola per errore nell'elenco Bnl/Rcs, e non invece all'inizio nel fascicolo Antonveneta, la cui relativa udienza a quel punto era già terminata, con la chiusura ufficiale del verbale e il rompete le righe degli avvocati di questo filone. Per i pm, comunque, non è un gran danno, visto che la conversazione Fiorani-Berlusconi era stata poi riassunta da Gnutti in una sua successiva telefonata intercettata e già agli atti. Ingorghi procedurali e complicazioni tecniche non sono invece ancora finiti per le intercettazioni indirette dei 6 parlamentari, a quell'epoca non indagati (in un secondo tempo lo è diventato il solo Grillo). Alla richiesta dei pm al gip di inviare in Parlamento la richiesta di autorizzazione prevista dalla legge Boato, il gip ha risposto con una mezza sorpresa: ha infatti deciso di ordinare, dal 30 marzo, la trascrizione in forma di perizia delle telefonate, sinora messe dai pm a disposizione ai difensori ma con una serie di filtri (solo files audio, identificazione, niente appunti, nessuna copia, omissis sugli elenchi). Al termine dell'udienza, ieri molti avvocati anticipavano l'intenzione di opporsi il 30 marzo, richiamandosi al fatto che la legge contempli la trascrizione solo dopo l'autorizzazione del Parlamento, e ritenendo dunque che una trascrizione anticipata finirebbe con lo svuotare le garanzie che la legge (per quanto farraginosa) vuole assicurare a deputati e senatori. In più, trattandosi di perizia, ogni difesa potrà chiedere di farvi partecipare un proprio consulente: altre 80 persone ammesse alla conoscenza del delicato materiale. E alla fine, trattandosi di perizia, se ne dovrebbero depositare gli esiti, così però mettendo in circolazione telefonate di cui il Parlamento potrebbe pero anche negare poi l'autorizzazione all'utilizzo. Controverso è anche se un qualche avviso formale debba essere dato dal giudice ai 6 parlamentari di cui verrebbero trascritte le telefonate: anche perché, a prescindere dalle garanzie riconosciute loro nel segmento di procedura che si svolgerà poi in Parlamento, in teoria potrebbero voler giocare a carte scoperte da subito, e ritenere di chiedere essi stessi la trascrizione delle proprie telefonate.






Luigi Ferrarella
6 giugno 2007
I pm mandano solo l'audio delle conversazioni. «Così non posso valutare»
«Telefonate, niente segreto sui parlamentari»
Scalate e scandali, il gip Clementina Forleo, sulle 73 intercettazioni dell'inchiesta Antonveneta-Bnl-Rcs: la legge non le blinda

MILANO — Le 73 telefonate tra alcuni indagati delle inchieste Antonveneta/Bnl/Rcs (come Fiorani, Consorte, Ricucci) e 6 parlamentari (i ds D'Alema, Latorre e Fassino, i forzisti Grillo, Comincioli e Cicu) non indagati ma intercettati indirettamente sulle utenze dei loro interlocutori sotto controllo, al gip Clementina Forleo «non appaiono più coperte dal segreto d'indagine, essendosi realizzata, con l'innesco del meccanismo» previsto dal codice, «la discovery degli atti su tali conversazioni, sia pure nello strumento fonico». Da lunedì prossimo, dunque, ultimo giorno utile per il perito incaricato due mesi fa di sbobinare le telefonate, ad avviso del gip «proprio la formulazione letterale della norma non apparirebbe neppure precludere la trasmissione» alle Camere di appartenenza dei parlamentari «del verbale di trascrizione, non ostandovi al riguardo e in concreto alcuna particolare esigenza di segretezza».
Non è un corto circuito rispetto allo scopo della legge che tutela le prerogative di riservatezza delle conversazioni dei parlamentari? Non secondo il gip Forleo, per la quale «il consistente rafforzamento della tutela apprestata alla posizione di parlamentare non può infatti espandersi al di là delle prerogative espressamente previste da tale norma», di «carattere eccezionale». Con questa impostazione giuridica, già la settimana prossima — cioè prima ancora dell'eventuale via libera delle Camere e forse persino prima dell'invio in Parlamento — si profila in teoria una anticipata conoscibilità delle 73 telefonate (fra le 150 che su 14mila hanno avuto interlocutori parlamentari) delle quali i pm, pur senza ancora delinearne il contenuto, hanno prospettato al gip la «rilevanza»: non a carico dei politici (non indagati), ma come elementi di contesto a carico degli indagati dell'inchiesta Antonveneta (conclusa 4 mesi fa con il deposito degli atti a 84 persone), e per quelle Bnl e Rcs (invece ancora in indagini preliminari).
Sono le stesse telefonate che da un anno e mezzo la Procura di Milano di Manlio Minale cerca invece di mantenere segrete proprio fino all'eventuale approdo in Parlamento: da ultimo giungendo in febbraio al punto di depositarle sì ai difensori degli 84 indagati cointeressati, ma solo in file audio (niente trascrizioni), e con vincoli (niente fotocopie, niente appunti, ascolto sorvegliato nell'ufficio dei pm) tali da aver scoraggiato le «curiosità» di tutti gli avvocati. La legge prevede la distruzione delle intercettazioni indirette dei parlamentari, salvo che, su richiesta dei pm, il gip domandi alle Camere e ottenga l'autorizzazione all'utilizzo come prove a carico degli indagati.
Ma il gip Forleo, nell'ordinanza sinora inedita benché depositata il 30 marzo, esprime un orientamento giuridico destinato a far discutere in Parlamento: e cioè che la legge — sia nel testo, sia nella ratio, sia nel richiamo al "sentite le parti" — tuteli gli onorevoli (prima dell'eventuale ok del Parlamento) rispetto alla utilizzabilità delle telefonate intesa come «categoria che attiene alla valenza probatoria di dati processuali, e non alla loro conoscenza e conoscibilità ». Qui il gip lamenta che i pm abbiano trasmesso, persino a lei, soltanto l'audio delle telefonate, con «integrali omissis» sui brogliacci. Per il gip, questa «scelta processuale» dei pm «non è imposta dalla legge»; e «se da un lato ha avuto la presumibile finalità di scongiurare fughe di notizie, dall'altro lato impedisce a questo Giudice una valutazione circa la rilevanza di tali conversazioni», giacché «il sistema processuale non prevede da parte del Giudice meccanismi di conoscibilità connotati da strumenti informali» privi di «oggettiva verificabilità».
Ma una trascrizione con le forme della perizia, una volta pronta, deve per forza essere (e dunque da lunedì sarà) o formalmente notificata dal gip agli avvocati degli 84 indagati, o quantomeno lasciata per qualche giorno a disposizione di chi di loro volesse comunque verificarla, e magari interloquire in una udienza apposita. In entrambi i casi, con il coinvolgimento di così tante persone, si aprirebbe subito una potenziale finestra nel segreto. Forleo se ne rende conto, ma rivendica che «debba esulare dalle valutazioni di questo Giudice ogni aspetto concernente la maggiore facilità di accesso al materiale in questione da parte di terzi estranei al procedimento», a suo avviso ormai tecnicamente «non più coperto da segreto» nel momento in cui (pur se in audio e con molti vincoli) i pm l'avevano depositato ai legali.
Tutte le altre telefonate di parlamentari, non richieste dai pm, saranno distrutte: fra esse quelle di Marcello Dell'Utri, Cesare Previti, Aldo Brancher, Ivo Tarolli, Francesco Cossiga, Giancarlo Giorgetti. E anche (per un errore dei pm, che a parti invertite non sarebbe passato inosservato) quella di Silvio Berlusconi con Fiorani appena baciato dal via libera notturno di Fazio. Il 20 marzo, infatti, la Procura l'ha sì chiesta, ma a fine mattina e inserendola per sbaglio nell'udienza sul fascicolo Bnl/Rcs, anziché all'inizio nell'udienza sul fascicolo Antonveneta, a quel punto già terminata con la chiusura ufficiale del verbale e l'esodo ormai degli avvocati di questo filone.






Luigi Ferrarella
7 giugno 2007
Bertinotti e Marini al Tribunale: intercettazioni, si informi l' Aula
«Timori per le garanzie» dopo la notizia che per la Forleo non sono segrete

MILANO - «Ogni utile elemento di informazione che possa fugare le preoccupazioni emerse in Parlamento» sul rispetto delle prerogative riconosciute dalla Costituzione in tema di intercettazioni telefoniche indirette: è quanto nella tarda serata di ieri, pur «nella piena autonomia delle decisioni dell' Autorità giudiziaria e alla luce del principio di leale collaborazione tra poteri dello Stato», i presidenti del Senato e della Camera, Franco Marini e Fausto Bertinotti, in una lettera hanno chiesto al presidente del Tribunale di Milano, Livia Pomodoro, dopo aver letto l' ordinanza del gip Clementina Forleo sull' anticipata discovery delle telefonate penalmente non rilevanti per 6 parlamentari, intercettati di sponda mentre parlavano con alcuni indagati (loro sì sotto controllo) nell' inchiesta Antonveneta/Bnl/Rcs. Il gip Forleo sta valutando se accogliere la richiesta dei pm di domandare al Parlamento l' autorizzazione all' utilizzo (contro gli indagati) di 73 telefonate con interlocutori i diessini D' Alema, Latorre e Fassino, e i forzisti Comincioli, Cicu e Grillo (l' unico indagato, ma in forza di altri elementi). Il 30 marzo il gip Forleo ha lamentato di aver ricevuto dai pm solo l' audio delle conversazioni: «scelta processuale» in chiave anti-fughe di notizie, che però ha giudicato «non prevista dalla legge, e che a questo giudice impedisce una valutazione circa la rilevanza». Perciò ha ordinato la trascrizione delle telefonate, affidandone l' incarico a un perito che le consegnerà lunedì. Ma trattandosi di una perizia, non potrà non essere messa a disposizione delle parti interessate al contraddittorio: che qui sono gli avvocati di ben 84 indagati, che dunque potrebbero disporre delle telefonate già molto prima della decisione del gip sull' invio in Parlamento o sulla loro distruzione. Nella sua ordinanza, il gip non sembra temere questa eventualità. A suo avviso la legge tutela l' utilizzabilità come «categoria che attiene alla valenza probatoria di dati processuali, non alla loro conoscenza e conoscibilità». E «deve esulare dalle valutazioni di questo Giudice ogni aspetto concernente la maggiore facilità di accesso al materiale da parte di terzi estranei al procedimento», che Forleo considera «non più coperte dal segreto d' indagine» una volta che i pm hanno depositato gli atti e avviato la procedura di legge. «Queste intercettazioni devono essere o distrutte o mandate alle Camere, non mi sembra ci sia una terza strada, cioè la pubblicazione», ritiene invece il presidente della Giunta per le autorizzazioni a procedere, Carlo Giovanardi. Cossiga chiede provocatoriamente ai ministri dell' Interno e della Giustizia «se non intendano allertare Polizia, Carabinieri e Finanza», giacché giudica «gravissima l' interpretazione che la gip Forleo vuole dare». La verde Balducci invoca una nuova legge sulle intercettazioni come «buona base per evitare diventino un mezzo per spargere veleni». «Nessuno può pensare di condizionare, con un utilizzo disinvolto delle intercettazioni, l' attività delle istituzioni», avverte Chiara Moroni (FI). E Giuseppe Frigo, già avvocato del finanziere Gnutti in Antonveneta, preconizza che la posizione del gip Forleo «possa essere materia di conflitto di attribuzioni tra i giudici e il Parlamento». Si differenzia Manzione (Margherita): «Forleo ha sostanzialmente ragione. È chiaro che, nel momento in cui si consente necessariamente il contraddittorio delle parti, le intercettazioni vengono di fatto portate a loro conoscenza. Ed è chiaro che tutti dovrebbero limitarsi all' esame per l' eventuale rilevanza, essendo atti ancora assistiti dal divieto di pubblicazione. Ma...», sospira.



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