IN ANSIA PER IL FUTURO: ANTONIO SOCCI

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INES TABUSSO
00sabato 21 gennaio 2006 13:45

CORRIERE DELLA SERA
20 gennaio 2006
Socci: Berlusconi lasci, conviene anche a lui
Da volto simbolo dei tifosi di Silvio a critico: ora ci vuole un moderato come Casini
il Personaggio
di Aldo Cazzullo

Antonio Socci dice no a Ferrara. E a Berlusconi. Rifiuta l' invito del direttore del Foglio al corteo di San Valentino in sostegno del premier; e lo fa perché lo giudica ormai «unfit», inadatto a guidare il centrodestra. Parola del volto-simbolo del cambio del 2001, dell' impronta berlusconiana sulla Rai. Si annunciano a decine i volontari per quella che Ferrara chiama con autoironia «l' adunata di nani e ballerine»: La Stampa cita personaggi televisivi come Iva Zanicchi, Davide Mengacci, Carlo Rossella, Emilio Fede; mancherà però il volto forse più significativo. Quello che in «Viva Zapatero» Sabina Guzzanti sovrappone alla faccia di Enzo Biagi, anche se nei palinsesti Rai il posto da lui preso era quello non meno nobile di Michele Santoro. Quello che per l' aggressività dei suoi talk-show (memorabile la puntata di Excalibur dedicata al Social Forum di Firenze e ai crimini del comunismo, con i teschi di Pol Pot e tutto) ispirò al direttore di Repubblica Ezio Mauro un editoriale dal titolo «S' avanza uno strano cristiano». Antonio Socci per Berlusconi non manifesterà, e non perché sia rassegnato alla vittoria della sinistra; anzi, «per quanto l' Italia moderata da un anno guardi alla data delle elezioni come il tacchino al Natale, esiste ancora la possibilità di scongiurare il ritorno al governo di quell' Armata Brancaleone. E non solo a causa della guerra per banche che ha coinvolto l' Unipol. C' è solo un problema: con quale leader possiamo ancora vincere?». «Il Cavaliere - è il ragionamento di Socci - è stato a lungo la "soluzione", per l' Italia moderata, e ha meriti storici che gli vanno riconosciuti. Se oggi è diventato il "problema" non è solo per errori suoi. Paga anche una cattiva congiuntura internazionale. Paga obiettivamente il suo conflitto di interessi, paga alcune scelte sbagliate, anche di uomini e di eccessiva personalizzazione; e paga pure la forza innovativa del suo linguaggio, il linguaggio delle cose da fare e del contratto con gli italiani, che da una parte ha fatto invecchiare di cento anni i bizantinismi della sinistra, ma dall' altra ha fornito all' elettorato un metro di giudizio formidabile e spietato. In realtà, rispetto agli obiettivi indicati dal "contratto", il governo Berlusconi ha conseguito diversi buoni risultati (non ultimo la tenuta per un' intera legislatura), ma non tutti quelli a cui aveva legato la scommessa della sua riconferma alla guida dell' esecutivo». Quindi Berlusconi, secondo Socci, farebbe meglio a non ricandidarsi. «Il premier denuncia la veemente demonizzazione che subisce dalla sinistra. Che certo è ingiusta. Ma oggi è proprio questa immagine del "nemico" a unificare il litigiosissimo centrosinistra. Non a caso nei mesi scorsi, quando qualcuno nella Casa delle libertà mise in discussione la leadership del Cavaliere, corsero curiosamente in suo soccorso alcuni leader dell' opposizione, assicurando che lui era l' unico a poter capeggiare il centrodestra». Socci legge la spiegazione del fenomeno nel saggio di Luca Ricolfi «Perché siamo antipatici? La sinistra e il complesso dei migliori» («Berlusconi è l' unica vera risorsa della sinistra, ma non è eterno» scrive il professore torinese), e nelle parole dello stesso Cavaliere, riferite dal Corriere dello scorso 26 gennaio: «Loro sono uniti solo dall' odio nei miei confronti». «Concordo con Ricolfi - dice Socci - anche quando cita la simulazione condotta dall' Osservatorio del Nord Ovest e dalla rivista Polena su un campione rappresentativo della popolazione italiana, da cui emerge come la sostituzione di Berlusconi con un moderato ed ex democristiano come Casini potrebbe spostare il pendolo elettorale verso destra di una decina di punti. Dovrebbe essere il Cavaliere stesso a propiziare e guidare l' operazione di lancio di una nuova premiership; quale che sia, non sta a me fare nomi. Meglio se si tratterà anche di un salto generazionale». Socci quindi non cambia campo. «Un nuovo leader del centrodestra dovrebbe portare a compimento la modernizzazione del Paese, con una forte attenzione ai suoi valori, laddove il centrosinistra sembra unito solo su tre disastrosi obiettivi: abolire la Bossi-Fini, riempiendo l' Italia di clandestini, e tassare casa e risparmio. E' ancora la vecchia cultura fallimentare del secolo scorso. E poi una mossa a sorpresa metterebbe in serie difficoltà una coalizione bloccata su un candidato, Prodi, che il Paese sente come uomo del passato, assai "lento" e davvero poco capace di parlare alla testa e al cuore dell' Italia. Con questa lungimirante operazione il Cavaliere potrebbe alzare anche il tiro delle sue ambizioni puntando a restare nella storia anziché nella cronaca. Ne guadagnerebbe carisma politico e consoliderebbe ciò che ha costruito in Italia in questi dodici anni». Berlusconi passerebbe alla storia anche in virtù del passo indietro. Ma lo farebbe mai? «Lui stesso l' estate scorsa ha ripetuto varie volte di essere una risorsa e non voler essere un problema. Non escludo affatto che ci stia seriamente pensando. Il tempo però si è fatto breve. Nessuno naturalmente immagina né auspica una sua totale e repentina uscita di scena. Berlusconi potrebbe aspirare ad alte cariche istituzionali. L' uomo è capace di mosse stupefacenti. La stessa idea delle "tre punte" è stato un piccolo segnale in questa direzione. Ma per vincere il centrodestra deve imboccare decisamente questa strada. Inizierebbe una nuova stagione che costringerebbe anche il centrosinistra a un serio rinnovamento. Avremmo tutto da guadagnarci».

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