Da una e-mail di Enzo Conte :
Quando ho cominciato a studiare salsa mi è stato insegnato a ballare a tempo. In seguito, però, studiando con alcuni maestri portoricani e cubani, sono stato indotto a ballare sul secondo tempo della musica, ovvero in quella maniera che, più o meno correttamente, alcuni di loro definiscono ballare "en clave" o "en contratiempo" (terminI certamente impropri e discutibilI).
Per molto tempo ho creduto che fosse quella la maniera corretta. Ho cercato in conseguenza di diffonderla anche da noi in Italia trasmettendola in primis ai miei allievi.
Poi con gli anni mi sono reso conto di alcune cose molto importanti:
1) Che ballare in controtempo non è affatto naturale, soprattutto per noi europei
2) Che ci sono diversi modi e diverse tecniche per poterlo fare
3) Che ci sono a proposito diverse scuole di pensiero
4) Che sia Cuba che a Puerto Rico la maggior parte dei ballerini continuano a ballare o sull'uno o in maniera assolutamente libera.
A quel punto ho cominciato a chiedermi con crescente preoccupazione:
"Ma se i maestri portoricani e cubani non sono riusciti ad imporre il ballo sul due nel loro paese ma perché mai dovremmo farlo noi italiani?”
Ho cominciato poi ad analizzare altri aspetti:
1) Un bravo ballerino si vede dalla qualità del suo movimento, dalla sua morbidezza, dalla sua flessibilità, dalla sua fantasia, dalla sua creatività, dalla sua attitudine dalla sua espressività e non dal tempo musicale in cui balla.
2) Pur cambiando tecnica di esecuzioni i bravi ballerini rimangono infatti lo stesso bravi ballerini
3) Al contrario i tronchi rimangono tronchi a prescindere dal tempo in cui ballano
Se una tecnica fosse superiore all'altra, basterebbe ballare sul due o sul break per diventare tutti dei piccoli mostri.
Ognuno di voi può constatare quotidianamente che non è così. Ci sono persone che quando ballano sono ritmicamente perfette ma il loro ballo si vede assolutamente meccanico, altre che invece hanno una concezione del tempo piuttosto libera ma che quando si muovono sanno esprimere sabor da tutti i pori della pelle.
Tanti ballerini hanno dimostrato poi che si può eccellere a prescindere dal tempo di esecuzione e dal passo base utilizzato. Così come tanti altri ballerini hanno dimostrato che pur passando da una tecnica ad un'altra sono rimasti tristemente simili al passato.
Allora che senso ha ballare sul due e soprattutto, verrebbe da chiedersi: "vale la pena?"
Cominciamo col dire che in musica esiste un ritmo psicologico. Fin quando tu ti abituerai a ballare sulla melodia ti verrà naturale ballare su di essa; al momento che tu sceglierai di ballare sulle percussioni ti verrà naturale ballare sulle percussioni. In quel modo il tuo ballo ti sembrerà più sabroso ma solo perché cambierà la tua percezione ritmica. Bisognerebbe però ricordare che la tua percezione ritmica non è uguale a quella degli altri.
Gli altri (con l'eccezione dei dogmatici) non ti valutano per il fatto che tu balli su un tempo piuttosto che su di un altro (anzi per molti ballare sul due non è affatto un segno distintivo di valore) ma semmai ti giudicano per come balli, per come ti muovi, per quello che fai, per la passione che ci metti, per l'interpretazione che tu sai dare a quel particolare brano.
Ad esempio molti latino-americani ballano in maniera istintiva e hanno una concezione del tempo molto libera. Non si può dire però che non hanno sabor o che non sappiano ballare. Allo stesso tempo non dobbiamo cadere nell'errore di credere che ballare sul due sia un segno indubbio di sabor o di qualità assoluta. (immagino già che i dogmatici del tempo ed anche alcuni fra i miei maestri rabbrividiranno davanti a questa affermazione. Li capisco, perché comprendo il loro punto di vista. Punto di vista che però non si può considerare assoluto proprio perché va a scontrarsi con la libertà espressiva insita nella salsa, che è un ballo, non dimentichiamolo, che viene dalla strada).
Voglio raccontare a questo proposito un aneddoto, spero, illuminante. Una volta venne a fare uno stage nella mia scuola Freddy Rios, uno dei più grandi ballerini dell'epoca del Palladium di New York. La sera lo portai a ballare in un noto locale romano dove si esibiva un famoso ballerino cubano.
Freddy lo guardò interessato e alla fine esclamò:
"E' bravo, peccato però che balla sull'uno!!!"
Io trovai quel giudizio sinceramente esagerato ed anche fuori luogo, tra l'altro perché quel cubano sapeva benissimo ballare sul due, solo che i cubani preferiscono ballare il son sul due e la salsa sull'uno.
Anzi, secondo me, quel cubano ha l'identico sabor sia se balla sull'uno che sul due, in quanto sono più che mai convinto che non sono i numeri a determinare il sabor, ma semmai i numeri (o meglio dire i tempi di esecuzione) possono rappresentare una via attraverso la quale tirare fuori il sabor.
Da qualche anno, ai miei principianti, io insegno a ballare direttamente a tempo. Insegno il due solo a quegli allievi che dimostrano di avere le attitudini per farlo.
Mai scelta fu più felice!!!
Prima era una vera e propria ecatombe. Ma questa ecatombe era frutto di un mio errore di zelo. L'errore era quello di voler imporre agli altri una esigenza che di fatto essi non sentivano.
Oggi, al contrario, reputo fondamentale assecondare le predisposizioni personali. Sono infatti sempre più convinto che il due non si addice a tutti e che alcuni farebbero meglio a continuare a ballare a tempo, in quanto si addice di più alle proprie corde espressive.
D'altra parte ballare in controtempo non è così facile, né scontato (soprattutto se non si ha in partenza un innato senso ritmico).
Certo con un po' di pazienza ci si può riuscire, pagando però, nella maggior parte dei casi, un dazio iniziale. Il dazio iniziale è rappresentato dal fatto che all'inizio il tuo ballare ti sembrerà (e sarà) sicuramente meno fluido e spontaneo., soprattutto se invece di scegliere la strada della semplicità tenderai a complicare sempre di più il tuo ballo, nel tentativo di stupire te stesso e la tua partner.
Secondo me vale la pena ballare sul due dal momento che ti piace quello stile, quel particolare modo di entrare nella musica, di enfatizzare le pause, alla ricerca di un sabor che và ricercato più negli accenti corporei che nella velocità di esecuzione.
La differenza alla fine sono convinto che ci sia, ma c'è dal momento in cui fai veramente tuo quel modo di ballare, quando quello spostamento ritmico ti entra davvero dentro, altrimenti diventa solo una ricerca di un tempo sconosciuto che non ti offre nessuna garanzia di risultato.
Per me ballare sul due equivale a fare musica jazz, mentre ballare sull'uno equivale fare musica rock.(non a caso il ballo casino è nato a Cuba negli anni '50, in contemporanea con l'esplosione del rock and roll)
Non necessariamente però il jazz è migliore del rock. E' soltanto un modo diverso di fare musica.
Ci sono persone che si trovano perfettamente a loro agio con il rock ma non è detto che si troveranno a loro agio con il jazz ( e viceversa) ma allora perché farsene un problema?
Sbaglia in questo caso chi pensa che se una cosa è più difficile è sicuramente superiore!!!
In questi casi non bisogna avere nessun complesso di superiorità ma nemmeno di inferiorità, semmai convincersi che saper utilizzare entrambi le tecniche può essere solamente un vantaggio. Equivale a parlare più di una lingua. Concorderete però che a volte è meglio parlare bene una lingua, piuttosto che parlarne male due.
Il problema vero non è ballare sul due o sull'uno il vero problema è "ballare con lo swing appropriato" (molti sono convinti di avere swing solo perché si trovano più a loro agio su un determinato tempo piuttosto che altro. Sarete però d'accordo con me che un conto è "avere swing", un conto è "credere di avere swing")
Io, ad esempio, ero convinto di avere imparato molto dai miei maestri portoricani, fino a quando un giorno “fantastico” mi sono ritrovato a ballare al loro fianco negli Jala Jala dancers. A quel punto ho capito perfettamente che non era bastato aver imparato a ballare sul due, né tanto meno aver imparato a memoria le loro coreografie per "ballare come loro". Per "muovermi come loro" dovevo assolutamente risettare il mio corpo cercando di farlo muovere in sintonia con il loro, appropriandomi delle loro stesse cadenze. Solo però ballandoci insieme è possibile cogliere degli accenti o delle posture che loro per primi non sarebbero mai capaci di spiegarti.
Dopo quella esperienza ho cercato di capire perché non fosse sufficiente ballare sul due per "ballare come loro". Poi un po' alla volta sono arrivato vicino alla soluzione dell'enigma. Loro ballano diversamente da noi perché "camminano" in maniera diversa dalla nostra. Camminano in maniera diversa perché il loro camminare è il frutto della società in cui vivono.
Allora la prima cosa da fare e se vuoi appropriarti del loro swing non è ballare sul due (magari fosse questo il problema!) quanto riuscire a camminare come loro. Per farlo però devi imparare ad utilizzare bene il tuo corpo (articolando bene sia i tuoi muscoli che le tue ossa) e soprattutto liberare la tua mente dai tanti paletti (paure, inibizioni, insicurezze) che la bloccano.
Sono sempre più convinto che la cosa più difficile nel ballo è esprimere un proprio linguaggio corporeo. A questo proposito sto leggendo delle cose interessantissime scritte da studiosi come Reich e Lowen che per primi hanno cercato di analizzare il rapporto tra corpo ed emozioni. Questa credo che sia una branca assolutamente da esplorare...
Quali sono le tue esperienze in proposito? Hai dubbi, domande, curiosità o semplici perplessità?
un abbraccio
Enzo
E' il ballerino che fa la salsa.
Il ballerino è come il cuoco sta a lui far diventare una salsa saporita.
Una salsa non renderà mai saporito il cuoco...
[Modificato da DjSabor 10/07/2006 10.01]