COFFERATI E "MANFREDINI, CONSIGLIERE REGIONALE, BELL'ESEMPIO DI ESPONENTE LEGHISTA TUTTO D'UN PEZZO"

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INES TABUSSO
00domenica 6 novembre 2005 19:19

LA PADANIA
6 novembre 2005
IL RETROSCENA
Sorpresa: il giro di vite è targato Lega Nord

Vi raccontiamo ora di quella volta che Sergio Cofferati, sindaco di Bologna, diede ascolto alla Lega Nord, accolse una sua richiesta, si attirò il plauso dei riformisti e gli anatemi di Rifondazione Comunista, provocò una tempesta nel centrosinistra e conquistò la tessera onoraria del Carroccio. Poiché la politica è spesso sorprendente, non è una storia mitica che risale alla notte dei tempi, ma quanto accaduto realmente, solo qualche giorno fa.
Assisi, il 4 ottobre scorso, festa di S. Francesco patrono d'Italia. Cofferati faceva parte della delegazione emiliano-romagnola giunta in Umbria perché proprio a questa regione era spettato il compito di fornire l'olio necessario per la lampada del Santo. C'era anche Mauro Manfredini, consigliere regionale modenese, bell'esempio di esponente leghista tutto d'un pezzo, concreto, se vogliamo un po' sanguigno. È lui a raccontarci come è andata. «Vede, a Bologna noi non abbiamo rappresentanti nelle istituzioni; la stampa non ci dà più spazio da quando abbiamo triplicato la nostra pattuglia in Regione, hanno paura che cresciamo ulteriormente. Così, per rivolgere un appello a Cofferati, non mi restava che parlargli faccia a faccia». Verso sera, Manfredini approfitta di un momento in cui l'ex segretario della Cgil è solo. «Sono andato da lui e gli ho detto: sindaco, tu mi devi risolvere un grosso problema, devi dichiarare guerra ai mille lavavetri che ormai infestano ogni semaforo della tua città». Ci immaginiamo la scena («che ha un esponente di Forza Italia come testimone»), il Cinese di fronte al leghista, una richiesta difficile da accogliere per un esponente della sinistra, ma la storia prende una strada diversa, inattesa. Grazie a uno stratagemma di Manfredini: «Macché stratagemma, chiamiamolo pure ricatto. Gli ho detto: se non fai quel che ti dico, se non liberi Bologna dai lavavetri, ci penso io. Chiamo gli amici Volontari Verdi, organizzo un paio di pullman, uno dalla val Brembana e uno dal Veneto, avverto prefetto e questore e inizio a pattugliare i semafori, pacificamente. Insomma, creo un caso nazionale, faccio esplodere una grana pazzesca proprio nella tua città». C'è da dire che quello dei lavavetri è un problema reale, sotto la torre degli Asinelli. «Ce ne sono ovunque - spiega Manfredini - Uno prende l'auto, incrocia cinque o sei semafori, magari si fa lavare il parabrezza la prima volta ma non può certo farlo continuamente. Ebbene, ci sono giunte segnalazioni di atti di teppismo nei confronti di chi non versa l'"obolo": quando va bene, ecco uno sputo contro il vetro. Ma sappiamo anche di casi in cui questi personaggi hanno tirato fuori un chiodo e rigato la portiera dell'automobile». Insomma, un bel problema, «e la popolazione è arrabbiatissima, esasperata, non ne può davvero più».
Ma torniamo al faccia a faccia tra Cofferati e Manfredini. Non sappiamo quali pensieri abbiano percorso la mente del sindaco, «di certo ci siam guardati negli occhi e ha capito che non scherzavo affatto». Anche perché Manfredini già in passato ha organizzato clamorose manifestazioni di protesta. «Portai 400 persone al Maurizio Costanzo Show, tutti venditori ambulanti, per protestare contro il trasferimento del mercato da piazza VIII Agosto in zona Fiera, deciso dalla giunta Vitali. Significava danneggiare pesantemente 450 famiglie... Sarà un caso, ma poco dopo la sinistra perse l'amministrazione di Bologna».
Insomma, con una fama di questo tipo Manfredini è riuscito evidentemente a essere convincente. Perché esattamente una settimana dopo l'incontro, Cofferati annunciava urbi et orbi il giro di vite contro i lavavetri. « È stato una specie di nuovo miracolo di S. Francesco - scherza ora Manfredini - In fondo, ho fatto un favore a Cofferati: invece di aspettare che la situazione degenerasse ulteriormente, l'ho costretto a affrontarla con decisione. Ma cosa vuole, noi leghisti siamo così: prima di tutto, il bene dei cittadini».
Ca. P.
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